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 Thoronet
Francia - Francia meridionale


Abbazia del Thoronet


Con le sue consorelle Silvacane e Sénanque, l'Abbazia del Thoronet è una delle tre meraviglie cistercensi di Provenza. Nel 1136 un gruppo di monaci lascia l'Abbazia di Mazan in Ardèche per fondare un monastero sulle terre di Tourtour. Circa 15 anni dopo, come accadde spesso per le abbazie cistercensi, i monaci abbandonarono i loro edifici provvisori e si trasferiscono ad una ventina di km di distanza, vicino a Lorgues, in una località boschiva posta fra il gomito di un piccolo fiume e una sorgente. I lavori di costruzione dell'Abbazia Notre Dame du Thoronet iniziano nel 1160 e nonostante la parte principale della costruzione sia già terminata nel 1175, i lavori continuano fino al 1190. All'inizio del 13° secolo, il Monastero accoglie una ventina di monaci e qualche decina di "conversi" (religiosi laici). Meno di due secoli più tardi però inizia il declino dell'Abbazia.


Nel 1660 il Priore esprime la necessità di urgenti lavori di restauro ! per l'Abbazia, già in un pietoso stato di conservazione: nel 1699 si segnalano numerose crepe nei muri, crollo di soffittature, porte scardinate e finestre semicrollate. Nel 1790 vi risiedono ancora solo 7 anziani monaci. Ancora una volta è Prosper Mérimée a salvare il monumento dalla scomparsa, segnalandola a Revoil, architettto delle Belle Arti, che inizia i lavori di restauro nel 1873. Questi lavori saranno in seguito abbandonati e ripresi solo nel 1907 dal suo successore Formigé.

La Chiesa detta "oratorio" è il luogo dedicato alla preghiera durante le funzioni quotidiane che ritmano la vita spirituale della comunità. A forma di croce latina, è composta da una larga navata divisa in 4 segmenti senza crociera di transetto, coperta da una volta a fondo di forno e fiancheggiata da cappelle collaterali. L'abside comporta tre finestre a tutto sesto, simbolo della Trinità. Le pietre accuratamente tagliate sono state sovrapposte senza impiego di malta: conformemente alla regola cistercense nessuna decorazione viene a distrarre il monaco dalla preghiera e la totale assenza di decorazionisottolinea ancora di più la purezza e maestosità dell'edificio. Ottima l'acustica che favorisce la risonanza delle voci.


La Sala Capitolare era il luogo in cui i Monaci si riunivano ogni mattina per leggere un capitolo della Regola di S. Benedetto e trattare i problemi relativi alla vita comunitaria. in questo stesso luogo avveniva l'elezione dell'Abate. I conversi non vi venivano ammessi e quindi non potevano prendere parte alle decisioni importanti: da questo deriva il detto "non avere voce in capitolo". Essendo l'unica stanza non adibita alla preghiera l'architettura è più eleborata e rivela già l'influenza del gotico: volte ad ogiva poggiate su colonne con capitelli a foglia di piante acquatiche e decorazione fatta di pigne, palme ed una mano che impugna il pastorale.

Il Parlatoio questo semplice passaggio fra il chiostro e il giardino esterno rappresentava l'unico luogo in cui i monaci potevano parlare ed era qui che si suddividevano i compiti prima di andare a lavorare nei campi. Gli attrezzi agricoli venivano riposti in un piccolo locale adiacente.


Il Dormitorio vi si accede attraverso una scala a volta essendo situato al primo piano dell'edificio dei monaci. Esso è direttamente collegato alla chiesa per facilitare l'accesso alle funzioni (i monaci vi dormivano vestiti su pagliericci, il cui spazio era delimitato dalla piastrellatura, separati fra loro da leggeri e bassi paraventi. Ad ogni vetrata corrispondeva un pagliericcio). Si tratta di una vasta sala, la cui parte nord è crollata, coperta da una volta, ben rischiarata da larghe finestre a tutto sesto e doppia apertura. La piccola sala a volta, a sinistra della scala provenendo dalla chiesa, era la cella dell'Abate.

Il Chiostro è di forma trapezioidale con un forte dislivello (queste due caratteristiche sono dovute alla configurazione del terreno) e molto luminoso, pur essendo eccezionalmente orientato a nord. possiede mura spesse con archi a tutto sesto e geminati. Il Chiostro, come l'atrium delle case antiche, serve da anello di congiunzione fra i diversi edifici. Sul lato est si aprono la Biblioteca, la Sala Capitolare, il Parlatoio e la scala di accesso al Dormitorio; il lato nord conduceva alla Cucina ed al Refettorio (di cui resta solo la porta), di fronte al Lavabo. Cuore del Monastero, il Chiostro è il luogo per la lettura, la riflessione e la meditazione.

Il Lavabo è la fontana necessaria al consumo d'acqua e alle abluzioni dei monaci e, come vuole la tradizione, è posta di fronte alla porta del refettorio in un padiglione esagonale, coperto da una cupola i cui costoloni sono dissimulati da 6 ogive quadrate. Al centro vi è una vasca superiore con 16 lobi, dai quali scorre l'acqua in un bacino sottostante più grande.

La Cantina era il luogo in cui i monaci fabbricavano il vino e l'olio d'oliva, principali risorse dell'Abbazia. La sala è divisa in 5 segmenti con una bella volta a botte spezzata e divisa da camini di ventilazione (predisposti per evitare l'accumulo di vapori alcoolici). In fondo al locale si vedono botti del 18° secolo e di fronte un frantoio per l'olio, azionato da un sistema a vite, cosi come il gran frantoio centrale.

Fonte: Franca Fanti



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